Il Kamantcheh (noto anche come Kamanche), letteralmente ” piccolo arco”, è uno strumento musicale ad arco, la cui creazione risale ad oltre 1.000 anni fa.
La parola “Kamantcheh” si rintraccia fin dal periodo paleo-islamico, all’interno di peosie e testi.
Le prime testimonianze storiche sono tuttavia legate al libro di Farabi “Kitab al-Musiqa al-Kabir” del IX secolo d.C., nel quale il Kamantcheh è chiamato con il nome arabo “Rebab” (da cui l’idea che il Kamantcheh sia una evoluzione del Rebab).
Il nome di questo strumento è citato successivamente da alcuni poeti del XIII d.C. (come Masud Sa’d) ed un affresco del palazzo Chehel Sotoun a Esfahan, di epoca Safavide (XVI-XVIII sec. d.C.), mostra un suonatore di Kamancheh tra un gruppo di musicisti di corte. Il Kamantcheh è infatti uno degli strumenti musicali più autentici dell’Iran di questo periodo.
Il Kamantcheh fa parte del gruppo di strumenti cordofoni ad arco ed è costituito da tre parti: un lungo manico con tastiera, una ciotola, una punta piedistallo. Per la sua realizzazione sono usati legno, metallo, osso e pelle.
La ciotola è la cassa armonica dello strumento; in passato veniva realizzata in legno di acero e noce e decorata con intarsi e conchiglie; oggi è principalmente costruita con legno di bacche. La ciotola è coperta da pelle e su di essa è montato il ponticello.
Lo strumento inizialmente aveva tre corde, la quarta fu aggiunta nel periodo Qajar, a imitazione del violino.
L’arco è composto da una bacchetta in legno, alle estremità della quale viene fissato un fascio di crini di cavallo.
Il Kamantcheh si suona stando seduti; la mano sinistra tiene lo strumento in verticale, la mano destra muove in senso orizzontale l’arco sulle corde.
Il Kamantcheh è uno strumento essenziale delle culture musicali iraniane e dell’Azerbaigian, sia in ambito classico, che folcloristico e le esibizioni di Kamantcheh occupano un posto centrale, sia in occasioni sociali che culturali.
Per i liutai, la realizzazione dello strumento rappresenta non solo una fonte diretta di guadagno, ma anche il modo per dare un contributo al patrimonio culturale immateriale delle comunità a cui appartengono. Dal canto loro, gli artisti che suonano il Kamantcheh attraverso la musica esprimono molti temi, dal mitologico, allo gnostico, al fumetto.
L’arte di realizzare lo strumento e di suonarlo sono trasmessi sia all’interno delle famiglie, che in Istituzioni musicali e Scuole statali. La consapevolezza dell’importanza della musica nella promozione dell’identità culturale viene trasmessa di generazione in generazione ed in tutti gli strati della società.
Oggi un gruppo musicale tradizionale può dirsi tale solo con la presenza di un Kamantcheh. Tra i suonatori di spicco in Iran si segnalano Ali Asghar Bahari, Keihan Kalhor, Rahmatollah Badiei, Mojtaba Mirzaheh e Ardeshir Kamkar.
Se stai pianificando un viaggio in Iran e sei interessato alla musica tradizionale, ti consigliamo di visitare il museo della musica di Isfahan.
Nel 2017 l’arte di creare e suonare il Kamantcheh è stata inserita nell’elenco dell’UNESCO del Patrimonio Culturale immateriale dell’Umanità.